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Immagine del redattoreMarco Ramin

Piccioni curiosi, microfilm e spionaggio analogico

Stavo semplicemente cercando qualche lotto scaduto di pellicole Ilford Neopan 400 sul web quando mi sono imbattuto sulla foto di un piccione. Non ho nessuna idea di come gli algoritmi di google ti portino a fissare la foto di un piccione, ma da questo punto preciso sono finito in un gorgo di spionaggio, guerra fredda, fotocamere microfilm.

Il piccione in questione:


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Piccione fotografo della guerra fredda, fonte fotonerd.it

La Guerra Fredda è stata un periodo di tensione politica, militare ed economica che ha dominato le relazioni internazionali nel secondo dopoguerra, dalle fine della Seconda Guerra Mondiale agli inizi degli anni '90. Questo conflitto ideologico ha coinvolto principalmente due superpotenze: gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica, insieme ai loro rispettivi alleati e blocchi di paesi. Ciò che rende la Guerra Fredda un conflitto unico è che, nonostante non sia mai scoppiata una guerra diretta tra le due potenze principali, la minaccia della distruzione nucleare era costantemente presente. Durante la Guerra Fredda, le microfotocamere rappresentavano una delle tecnologie di spionaggio più sorprendenti e innovative utilizzate dalle agenzie di intelligence di entrambe le superpotenze, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Queste piccole e sofisticate apparecchiature hanno giocato un ruolo cruciale nella raccolta di informazioni segrete e nel mantenimento di un vantaggio strategico.

Gli agenti segreti potevano utilizzare microfotocamere per catturare copie di documenti riservati senza doverli fisicamente rimuovere dal luogo.



Questo riduceva il rischio di essere scoperti e consentiva l'accesso continuo alle informazioni importanti. Inoltre, le microfotocamere erano ideali per catturare mappe e piani militari, consentendo agli spie di ottenere informazioni dettagliate sulle strategie e le disposizioni delle forze nemiche.

Il "Bird Camera Program" fu il nome dato a questo straordinario progetto dalla C.I.A., e sebbene il suo nome sia autoesplicativo, la metodologia adottata per trasformare i piccioni in fotografi richiede una spiegazione più approfondita. Naturalmente, il compito affidato ai piccioni era semplice: volare. Nel frattempo, una piccola fotocamera da loro indossata si occupava di immortalare le immagini. Tuttavia, la vera sfida per coloro che si dedicarono all'addestramento di questi volatili consisteva nel tenerli a riposo in un contenitore completamente privo di luce e nell'abituarli a trasportare una fotocamera assicurata al loro corpo tramite una piccola imbragatura durante il volo.


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Piccole telecamere come questa venivano fissate ai piccioni per scattare fotografie con una risoluzione migliore di quelle catturate dai satelliti più avanzati. CENTRAL INTELLIGENCE AGENCY / PUBLIC DOMAIN

La fotocamera era preimpostata per scattare un'immagine ogni secondo per un periodo di tre minuti, utilizzando l'apertura massima del diaframma a f/2.5 e un tempo di esposizione di 1/1400 di secondo. Queste configurazioni erano state selezionate per evitare che le immagini risultassero sfocate a causa delle vibrazioni durante il volo.

L'agenzia C.I.A. collaborò strettamente con l'azienda Minox per la creazione dei diversi prototipi delle fotocamere. Questa collaborazione fu favorita dalla specializzazione di Minox nella produzione di macchine fotografiche per scopi di spionaggio e dalle precedenti interazioni con i servizi segreti degli Stati Uniti. D'altra parte, lo sviluppo dei rullini fotografici fu assegnato a Kodak.

Gli ingegneri affrontarono principalmente sfide legate alle dimensioni del dispositivo e alla necessità di minimizzare le vibrazioni causate dai movimenti dei piccioni. Dopo numerosi tentativi e iterazioni, il sistema nella sua forma finale pesava in totale 40 grammi, includendo batterie, rullino, fotocamera e imbragatura.

Successivamente, furono apportate modifiche alle dimensioni della pellicola fotografica, e si decise di utilizzare una pellicola da 16 mm con la capacità di scattare 140 fotografie a colori o 200 in bianco e nero.


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(Getty Images)

Non mi risulta che anche James Bond utilizzasse "piccioni curiosi" nei suoi film, in ogni caso il mondo dello spionaggio è una fonte inesauribile di spunti a livello fotografico: penne stilografiche, anelli, pacchetti di sigarette, bottoni, borse, accendini... non c'è fine.

Ecco un paio di libri per chi ha voglia di fare due passi in periodo che sembra lontano secoli rispetto alla vita che viviamo adesso:






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