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Hai 700 Euro e vuoi buttarli? Ecco come fare: Polaroid I-2.

Immagine del redattore: Marco RaminMarco Ramin

Aggiornamento: 7 nov 2024



Vista notturna dal ponte dell'Accademia a Venezia
Vista notturna dal ponte dell'Accademia a Venezia (T:15sec, F22, tripod + selftimer)

Ah, eccoci qui, circondati da smartphone che fotografano fino al DNA dei soggetti e intelligenze artificiali che ritoccano anche le vostre occhiaie di quarantena. Eppure, la Polaroid ha pensato: “Perché non lanciare un prodotto vintage a un prezzo tale che l’utente medio si senta come un artista maledetto degli anni ‘70?”. Ed eccola: la Polaroid I-2, la macchina fotografica istantanea che, per una modica cifra di 700 euro, vi riporta indietro nel tempo con il portafoglio ben allegerito! Ma, seriamente, avete idea di quanto siano 700 euro per una fotocamera che non sa nemmeno cos’è il Wi-Fi? Vediamo un po’.





Caratteristiche Tecniche o Superpoteri? Dipende dai Punti di Vista

Quando parliamo della I-2, è importante mantenere un minimo di serietà (ci proverò almeno). Questa Polaroid è effettivamente la più avanzata di casa Polaroid: autofocus, apertura regolabile e compatibilità con tre tipi di pellicole. Non male, vero? Ma vi avverto, è un po’ come comprare un’auto d’epoca con una nuova radio Bluetooth: innovativa, sì, ma solo per chi già vive nel passato.


La nuova lente della Polaroid I-2
La nuova lente della Polaroid I-2

Autofocus: finalmente, Polaroid ha capito che forse la messa a fuoco è utile. Fino ad ora, l’approccio era un po’ “Lascia che l’arte della sfocatura guidi la tua ispirazione” (anche se non era esattamente il massimo per chi voleva una foto decente del proprio gatto). Ora invece potete immortalare il gatto in tutta la sua gloria – o almeno provarci.

Apertura regolabile: Avete presente quei magici pulsanti per rendere più luminosa o buia la scena? Ecco, ora anche su Polaroid. È un po’ come se il vecchio tostapane di casa vostra avesse un display LED per monitorare la cottura: un lusso che sorprende, ma è davvero necessario?


Il display, molto utile fino ai 40 anni poi vi servono gli occhiali perché i caratteri sono piccoli.
Il display, molto utile fino ai 40 anni poi vi servono gli occhiali perché i caratteri sono piccoli.

Compatibilità con pellicole i-Type, 600 e SX-70: tradotto significa che non solo spenderete per la macchina, ma avrete anche il piacere di investire in costosissime pellicole speciali che vi faranno sembrare Warhol a una festa d’arte. Ma state pronti a sentirvi come se foste in un episodio di Mad Men: tanta nostalgia, qualche perplessità, e un conto che sale.


Quanto vi costa a scatto? Sicuri di volerlo sapere? 2,75€ a foto.

La Chimica delle Pellicole: La Vera Magia "MAI AVVENUTA"

Se pensavate che la Polaroid fosse solo un giocattolo da Instagrammer nostalgici, seduti e pronti a pigiare il “click”, vi sbagliate. Dentro quelle pellicole non c’è solo un filtro retrò: è nascosta una piccola rivoluzione chimica, un tripudio di reazioni in stile Breaking Bad che regalerebbe grasse risate a qualunque studente di chimica. Ogni Polaroid è una festa di sostanze chimiche in azione per regalarvi un’esplosione di colori e sorprese—dal “Wow, è tutto rosa, sarà arte” al più filosofico “Era voluto? O semplicemente un errore molto caro?”

Ora, per chi è abituato alla praticità digitale, scattare con la Polaroid I-Type sarà come una cena al ristorante molecolare: tanta attesa, un bel piatto artistico, ma per quello che costa ti aspettavi qualcosa di più sostanzioso. Infatti, se speravate nel classico effetto “click e voilà” alla Instagram, la realtà sarà piuttosto una lenta attesa, perché il processo di sviluppo di queste pellicole moderne è tutt’altro che istantaneo, oltre che delicatissimo.

Appena scattata, la vostra foto Polaroid I-Type è praticamente una creatura vivente: fotosensibile come poche, richiede immediato riparo dalla luce o rischia di finire abbagliata prima ancora di svilupparsi. Ecco perché si usa il “frog tongue”, un dispositivo che evita l’assalto della luce sulla foto appena espulsa. Ma, attenzione, il lavoro non finisce qui! Per risultati ottimali, Polaroid stessa consiglia di nascondere la foto in tasca, sotto un libro o—per i più audaci—persino sotto l’ascella fino a quando la magia è completa .


La Polaroid sbaglia esposizione spesso. Con l'ultimo fw le cose migliorano ma dentro di te sai già che la foto verrà una m***a! (dovevo dirlo, scusate)

Chi era abituato alle Polaroid classiche troverà questo processo un po’… esasperante. Dopo la chiusura delle fabbriche originali, infatti, Polaroid non ha mai più raggiunto la stabilità delle pellicole d’epoca. Il progetto Impossible, che ha rilanciato le pellicole, ha fatto passi avanti, ma la sensibilità ai cambiamenti di temperatura e luce è rimasta. Le pellicole I-Type, per esempio, non tollerano condizioni estreme: sviluppate meglio solo tra i 13°C e i 28°C, perché il freddo le scolorisce e il caldo le cuoce. E poi? Servono 30-45 minuti per ottenere un’immagine finita; più istantanea di così, c’è solo la confettura extra di fichi venduta da Despar.





I Grandi Fotografi e la Polaroid

Per chi crede ancora che la Polaroid sia solo un capriccio nostalgico, sappiate che ci sono fotografi e artisti di fama che hanno usato (e continuano a usare) la Polaroid come un vero strumento d’arte. Andy Warhol, ad esempio, la usava per immortalare momenti di pura spontaneità, facendo di ogni scatto un’opera immediata, un po’ come le “stories” di oggi, ma con uno stile che nessun filtro può replicare. L’ironia sta nel fatto che il suo uso della Polaroid negli anni ’70 e ’80 non era un semplice “vintage”: era avanguardia, catturata anche nel libro Andy Warhol Polaroids 1958-1987, che raccoglie centinaia dei suoi scatti Polaroid, dai ritratti di celebrità alle istantanee di vita quotidiana .

Anche Helmut Newton si è dedicato alla Polaroid, usandola per pre-visualizzare i suoi iconici ritratti e scatti di moda. Newton la considerava parte del processo creativo: un modo rapido per testare composizioni e luci senza comprometterne l’atmosfera artistica. E poi c’è David Hockney, che ha sperimentato con la Polaroid per creare i suoi celebri “joiners”, composizioni multiple di foto istantanee che trasformano semplici scatti in opere strutturate. In libri come David Hockney: A Bigger Book, vediamo come l’artista sfruttava la Polaroid per realizzare panorami e collage, giocando con il concetto di tempo e spazio.

Per chi cerca ispirazione moderna, anche i contemporanei come Nobuyoshi Araki continuano a usare le istantanee per creare scatti che sfidano la perfezione digitale: i suoi lavori sono raccolti in diverse pubblicazioni, tra cui Polarnight, e rappresentano un ritorno alle radici dell’espressione fotografica senza artifici.

Tra i fotografi italiani che hanno abbracciato la Polaroid come linguaggio artistico spicca Maurizio Galimberti. Conosciuto per i suoi mosaici fotografici, Galimberti usa le Polaroid per frammentare e ricostruire i volti in una sorta di “cubismo istantaneo”. Le sue serie di ritratti scomposti, che includono icone come Johnny Depp e Isabella Ferrari, sono raccolte in libri come Paesaggio Italia e Portraits e incarnano una visione unica dell’istantanea come mezzo d’espressione e di interpretazione, un’idea che va ben oltre la semplice nostalgia.


Maurizio Galimberti - Johnny Depp, 2003
Maurizio Galimberti - Johnny Depp, 2003

Galimberti, che spesso definisce la sua arte come una fusione tra pittura e fotografia, lavora principalmente con Polaroid 600 e SX-70, creando composizioni che amplificano l’effetto frammentato e dinamico delle sue opere. Le sue Polaroid non sono semplici foto ma veri e propri quadri, dove ogni immagine rappresenta un dettaglio del soggetto in una struttura che ricorda i ritratti rinascimentali, ma con uno spirito postmoderno che ha reso Galimberti uno dei maestri contemporanei di questa tecnica







Polaroid I-2: Perché (non) Comprare?


Pro:


Il fascino dell’imperfezione: Le foto Polaroid sono particolari, inconfondibili. Potete fare un book intero della vostra collezione di cactus e far credere a tutti di essere un’artista concettuale. In realtà vuoi giustificare dentro di te di aver speso quei soldi scattando foto a caso per farle poi rientrare in un concetto artistico; nessuno avrà il coraggio di dirtelo ma fidati che è così.

Qualità migliorata (per una Polaroid): Sì, è vero, l’I-2 ha fatto passi avanti in termini di nitidezza e messa a fuoco. Non aspettatevi però che le vostre foto siano paragonabili a quelle di un Galaxy o di un iPhone.

Estetica vintage, mood retrò assicurato: La macchina è anche bella da guardare, e questo, ammettiamolo, non guasta mai.


Contro:


Il prezzo esorbitante: Possiamo dirlo? 700 euro per una macchina fotografica che non vi fa neanche le foto in digitale. Per una cifra simile, potreste dotarvi di un bel cellulare nuovo, una bella compatta digitale o fare un bel viaggio.

Costo delle pellicole: Se pensavate che la macchina fosse cara, aspettate di fare i conti con le pellicole. Ogni scatto sarà un piccolo investimento in arte moderna (o un capriccio vintage, a seconda dei gusti).

Ottica definita ma con difetti: sono difetti che molti considerano pregi e si presentano il 90% delle volte che fate una foto con fonti luminose davanti a voi. Ecco qui un esempio. Impossibile ottenere una foto corretta se c'è anche solo la luce fioca di una candela davanti a voi.


Ogni fonte di luce inquadrata crea un cerchio perfetto, a volte risultano così incisi da nascondere eventuali soggetti ritratti. Bello da vedere, ma una sola volta però!
Ogni fonte di luce inquadrata crea un cerchio perfetto, a volte risultano così incisi da nascondere eventuali soggetti ritratti. Bello da vedere, ma una sola volta però!

Limitazioni tecniche: Sì, ha l’autofocus e sì, ha l’apertura regolabile, ma alla fine resta una Polaroid. Farete delle belle foto, certo, ma anche voi inizierete a chiedervi se non fosse meglio optare per una macchina più versatile.

Imprecisioni varie: messa a fuoco via LIDAR veloce e precisa con tanto di indicazione di distanza. Purtroppo con tutti gli autoscatto tentati non c'è stata una foto a fuoco, qualcosa non va ma non ho indagato oltre.


Conclusioni: Un Investimento o una Questione di Stile?


Prima di convincermi a scrivere queste mie considerazioni ho scattato 80 polaroid (10 pacchi), avevo intuito dopo sole 4 foto che le pellicole sono rimaste indietro di 20 anni rispetto alla tecnologia concentrata all'interno della Polaroid I-2.

Attenzione quindi: non è un problema di fotocamera ma di pellicole. Avendo la chimica degli anni 80 tutto filerebbe liscio e sarebbe un piacere infinito continuare a scattare con questa Polaroid.

Se proprio non riuscite a resistere al richiamo del vintage e vi sentite in vena di sperimentazioni, partite con una Polaroid 600: una scelta decisamente più abbordabile e meno pretenziosa per testare il terreno. Con la Polaroid 600 potrete godervi l’ebrezza della fotografia istantanea “vecchia scuola” senza rischiare di dissanguarvi economicamente. E in caso di esito catastrofico (un bel rosa fluo da sbornia o una sfocatura artistica “non voluta”), non avrete investito i risparmi di una vacanza.

Dopo qualche scatto nostalgico, potreste anche esplorare un’opzione più “pragmatica” e moderna, ossia il sistema Instax di Fujifilm. La linea Instax non solo è più economica, ma offre anche risultati immediati con colori più fedeli e una resistenza meno “fragile”. Con l’Instax, niente ascelle o tasche buie per proteggere la foto, e nessun bisogno di danzare attorno alla luce ambiente: il sistema è più stabile e, diciamolo, user-friendly (il che, in un mondo di filtri e prontezza digitale, non guasta).



Aggiornamento necessario per gente testarda: dopo l'ultimo firmware la Polaroid I-2 migliora nel calcolo dell'esposizione che diventa sempre più precisa. Alcuni lamentano che le foto vengono comunque male ma non hanno mai provato a capire questi dettagli tecnici.

La Polaroid I-2 non misura direttamente attraverso l’obiettivo, quindi niente illusioni: qui non c’è una vera misurazione spot o ponderata al centro. La fotocamera usa invece una singola fotocellula posizionata sotto l’obiettivo, che legge la luce in arrivo, tenendo conto di eventuali filtri montati.

Questo sistema di misurazione è piuttosto elementare e non regge bene in condizioni di illuminazione difficili, perché rileva solo la quantità di luce generale proveniente dalla parte frontale della fotocamera, senza distinguere se quella luce rientri nel campo dell’obiettivo o meno. Probabilmente hanno provato a restringere un po’ il campo visivo della fotocellula per evitare una lettura troppo generica, ma resta comunque più ampio rispetto a quello che effettivamente l’obiettivo inquadra.

In pratica, questa misurazione è simile a quella delle vecchie TLR degli anni ‘60, ma con un difetto: manca l’ampia gamma dinamica delle pellicole tradizionali. Infatti, la pellicola Polaroid ha una gamma dinamica molto ridotta (circa 3,5 stop), inferiore persino alle diapositive (circa 5 stop) e molto lontana dagli 8 o più della pellicola normale. Questo significa che basta poco per sbagliare esposizione, e mentre per una pellicola tradizionale poteva anche andare bene, per la Polaroid è un’altra storia: serve un po’ di intuito su come la fotocamera “leggerà” la scena.

Il sistema, comunque, funziona meglio in interni, dove la luce è più uniforme e la distanza ravvicinata con il flash rende l’esposizione più facile da prevedere. Probabilmente è proprio su questo tipo di situazione che Polaroid ha basato la modalità automatica, visto che è il modo in cui la maggior parte degli utenti usa queste fotocamere.


Ripeto, non è la fotocamera che va male, sono le pellicole prodotte il problema.





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